Una Chiacchierata con Diana De Marchi
L'impegno sociale e i Minori Stranieri Non Accompagnati
Abbiamo fatto una chiacchierata con Diana De Marchi, candidata consigliera al Comune di Milano, insieme alla quale la “Carta Europea di San Gimignano per i MSNA” ha fatto un pezzo di strada insieme. L’intervista ha avuto lo scopo di capire se e in che modo il percorso della Carta poteva continuare, una volta terminate le queste elezioni.
Una chiacchierata interessante e intensa, che ha permesso di parlare di tematiche centrali nella discussione sociale attuale: minori stranieri non accompagnati, Covid, Afghanistan e su quali sono i passi successivi da fare per fare dei passi avanti e aprire ad una società più inclusiva e accogliente.
L’ultima volta che abbiamo avuto modo di confrontarci sul tema dei MSNA è stato nel 2019, in occasione dell’adesione, possibile grazie al suo forte sostegno personale, del Consiglio Comune di Milano alla Carta Europea di San Gimignano e che impegnava il sindaco a firmarla, come ha già fatto il Sindaco di Palermo, poi è arrivato il Covid e tutto si è bloccato, si sente di riprendere quel percorso e contribuire a costruire quell’asse nord-sud-Europa indispensabile per difendere i diritti dei fragili?
Certo che mi sento di riprendere questo percorso, non solo, di portarlo avanti con tenacia anche perché era stato approvato e noi come Comune stiamo lavorando secondo i criteri indicati e cercando di migliorare e quindi lo riprendo, lo portiamo a vanti e lo strutturiamo ancora meglio.
In quell’occasione dichiarò che “in Italia la legge 7 aprile 2017 n 47 ha rafforzato le tutele nei confronti dei MSNA, ma è necessario che in tutto il territorio europeo si seguano gli stessi percorsi, affinché non ci siano disparità di trattamenti e ingiustizie”, è cambiato qualcosa da allora? Come si può far diventare la “Carta” il vero “Cantiere” europeo che affronta quest’argomento?
Lo diciamo anche adesso pensando a quello che è successo con l’Afghanistan, con le donne e i bambini quindi è un tema che continua ad essere purtroppo attuale e questa condivisione di politiche Europee di accoglienza e non solo, andrebbe davvero fatta in modo condiviso sul serio e non ciascun paese a modo suo proprio perché altrimenti non risolveremo mai la situazione dei migranti. In particolare si è aggiunta, come sapevamo, anche la necessità di finanziare e aumentare i corridoi umanitari ma sicuramente il tema poi di come si curano e di come si inseriscono le persone che arrivano, minori e non solo da altri paesi, scappando da situazioni di guerra, è una gestione, una condizione che bisogna migliorare ma tutti insieme e soprattutto scambiarsi le buone pratiche perché si fanno tanti errori però se quei paesi che se ne occupano seriamente trovano modalità che sono virtuose, vanno condivise quindi anche questo è un tema importante per migliorare ma sicuramente tutti insieme. Anzi io darei delle condizioni molto rigide a tutti quei paesi che non partecipano e che quindi non sono parte vera dell’Unione Europea.
Spostando l’attenzione sulla dimensione territoriale, secondo lei, quali sono le principali difficoltà quando si parla di MSNA e della loro integrazione? e quali sono le iniziative e le azioni necessarie al fine di garantire il principio del superiore interesse del minore, punto centrale e fondamentale della Legge Zampa?
Bisogna sempre garantire il principio della tutela dei minori ovviamente, servono risorse economiche, serve un coordinamento, serve la condivisione anche dei comuni del territorio perché appunto noi come città di Milano siamo un punto di riferimento ma non abbiamo neanche strutture sufficienti per essere gli unici e quindi bisogna che ci sia un sistema di rete e questo va strutturato, finanziato e vanno aiutate le comunità e le realtà che si propongono per accogliere. Vanno monitorate, va monitorato il lavoro che viene fatto e questo può garantire quindi la priorità della tutela del minore con tutto quello che ciò comporta.
Un tema a lei molto caro è la questione di genere, la quale però, parlando di MSNA, sembra scomparire. Le MSNA in Italia, benché numericamente inferiori rispetto ai giovani migranti, numero però al contempo sottostimato, sono nella maggior parte dei casi vittime di tratta. Come confrontarsi con questo fenomeno, come portarlo al centro di ogni iniziativa? Avrebbe senso prevedere un paragrafo ad hoc della Carta che affronti l’argomento?
Si, avrebbe senso inserire un paragrafo a doc per altro noi come Milano sulla tratta abbiamo vinto anche un bando Europeo, stiamo collaborando con realtà competenti e professioniste quindi è un tema sicuramente importante che va affrontato con competenze specifiche e come sempre anche con soldi dedicati e quindi si ,potrebbe essere un importante paragrafo da aggiungere.
La Carta Europea di San Gimignano ha in programma un importante forum (progetto interrotto a suo tempo dal Covid) internazionale sulle tematiche relative ai MSNA in Europa e Milano si è resa disponibile a ospitare questa iniziativa e a prenderne parte attivamente, coinvolgendo anche Palermo nel progetto. Quale ruolo e quale posizione può assumere la città nel dibattito europeo sui MSNA?
La città di Milano può assumere un ruolo importante proprio portando pratiche ed esperienze che da anni abbiamo e quindi possono essere utili a un dibattito oltre a farsi appunto promotrice anche se fosse possibile.
Negli ultimi 5 anni ci sono stati due ‘eventi’ che hanno segnato sensibilmente, in maniera diretta e indiretta, le dinamiche dell’accoglienza dei cittadini stranieri e la loro integrazione. Il primo è stato il ‘Decreto sicurezza’ entrato in vigore il 5 ottobre 2018 e il secondo è stato il Covid-19. Cos’è cambiato per i MSNA? Cosa deve cambiare?
É cambiato che sicuramente il percorso che era quello dello SPRAR soprattutto la situazione dei ragazzi che compiono 18 anni è diventata molto più difficile e poi c’è stata anche una riduzione delle risorse economiche e poi c’è stato un lavoro che veniva pensato in modo diverso non progettato sul singolo tanto è vero che molti hanno rinunciato ad occuparsene perché non era più quello che volevano fare e quindi seguire una persona e occuparsene veramente ma era un gruppo dovevi seguire appunto senza avere quell’attenzione al singolo che è necessaria vista la situazione dalla quale provengono queste ragazze e questi ragazzi, i traumi che hanno subito e la difficoltà che hanno di inserirsi. Quindi è cambiato in peggio drammaticamente, sicuramente il covid non ha aiutato come non ha aiutato nessuno perché per i ragazzi è stato difficilissimo, quindi parliamo di ragazzi e ragazze che come tutti hanno sofferto, forse anche di più, laddove non avevano spazi, situazioni per non restare soli chiusi in camera. Le comunità sono abbastanza attrezzate, io però ho visto che mancavano i dispositivi e, mentre per i ragazzi che seguono la scuola c’è stato, intanto un finanziamento dal Ministero ma prima nella nostra città una raccolta generosa da privati che hanno finanziato la distribuzione di tablet e dispositivi a chi servivano, invece non si era tenuto conto inizialmente dei minori stranieri non accompagnati delle nostre comunità, quasi tutti sedici/diciassettenni , la maggior parte che segue corsi di italiano e quindi non rientrano nei numeri calcolati rispetto a chi andava a scuola e quindi anche lì devo dire che è bastato confrontarsi con gli operatori e le operatrici che sono molto attenti e che immediatamente hanno detto che se era possibile avrebbero avuto bisogno anche loro perché questi ragazzi, come tutti gli altri, stavano chiusi in casa, seguivano corsi di italiano e non avevano il dispositivo per sonale per seguire e sappiamo che il cellulare non dà lo stesso effetto . Appena ho lanciato la raccolta, abbiamo immediatamente avuto dalle aziende tantissimi e siamo riusciti a trovare più o meno un dispositivo ogni due ragazzi e a distribuirli durante il covid quindi abbiamo fatto la nostra parte ma certamente il covid è stato molto pesante, molto pesante per tutti e quindi per chi è già in situazione di fragilità è stata ancora peggio.
Nel ringraziarla per il tempo messo a disposizione un’ultima domanda sui recenti drammatici fatti sull’Afghanistan, dove ancora una volta la questione centrale sono le donne e le bambine e adolescenti, vittime della guerra degli uomini, come possiamo provare a fare qualcosa di concreto che non siano solo mere dichiarazioni di principio?
Come Italia abbiamo cercato di essere più concreti possibili, c’è stata una grande mobilitazione, sicuramente non basta quello che fa Milano e quello che fa l’Italia ma anche qui è una questione Europea importante, non solo Europea Internazionale quindi, di accordi che appunto non facciano ricadere di nuovo sulla pelle delle donne e dei bambini la negazione di diritti e di libertà quindi questa deve essere una presa di posizione forte insieme a tutte le nazioni che appunto si dicono democratiche o comunque lavorano per la democrazia e quindi è veramente gravissimo che non si riesca ad interrompere questa tragica situazione. Noi però ci siamo mossi subito e appunto abbiamo accolto , stiamo lavorando perché i processi di accoglienza delle donne non siano solo casa e cibo ma anche inserimento, lo stesso vale per i bambini ma lo stesso è un tema grande che non può vedere solo le straordinarie organizzazioni che lavorano da anni sul territorio e paesi come il nostro che hanno raccolto fondi, hanno messo a disposizione spazi, una rete nazionale che si è mossa immediatamente però appunto bisogna essere in tanti per far si che le donne siano libere e possano scegliere il loro destino ed aiutare le donne che non possono scappare e che restano lì. Non dimentichiamoci quello che è successo e che sta succedendo, questo è molto importante.