Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato 2020 – 2022 – di cosa di parla?
Lo sfruttamento lavorativo è un fenomeno costituito da forme illegali di intermediazione, reclutamento e organizzazione della manodopera. Inoltre, è caratterizzato da violazioni degli orari di lavoro, della sicurezza, della salute, del salario minimo e dei contributi previdenziali andando a intaccare negativamente le condizioni di vita di un lavoratore. Talvolta assume forme più estreme, arrivando a parlare di lavoro forzato, quando risulta essere presente la coercizione.
Il termine caporalato indica il sistema illecito d’intermediazione e sfruttamento del lavoro da parte di intermediari/caporali che arruolano la manodopera. Tale fenomeno in Italia è particolarmente diffuso nel campo dell’agricoltura, anche se il caporalato riguarda vari settori. La principale causa di tale diffusione è da riscontrare nella presenza di forti infiltrazioni mafiose, le quali muovono un’economia sommersa di oltre 5 miliardi di euro.
Nell’ordinamento italiano la legge n.199/2016 prevede due diverse figure di reato: l’intermediazione illecita, la quale punisce chiunque recluti manodopera per destinarla a lavoro presso terzi in condizioni di sfruttamento; e lo sfruttamento lavorativo, che persegue chiunque impieghi o assuma manodopera sottoponendola a condizioni di sfruttamento. Elemento costitutivo di entrambe le fattispecie di reato risulta essere lo stato di bisogno, ovvero la condizione provvisoria o permanente di effettiva mancanza di mezzi per soddisfare le esigenze primarie.
Il Piano Triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato (2020 – 2022) sviluppa la strategia nazionale di contrasto al caporalato ed allo sfruttamento lavorativo in agricoltura.
Il Piano si basa su diverse linee di intervento e prevede una strategia di attuazione articolata su tre diverse fasi: ad una prima fase di analisi del fenomeno, seguono gli interventi di natura emergenziale nelle aree più critiche per poi procedere ad una azione di sistema che abbraccia tutto il territorio nazionale. Quest’ultima è strutturata su quattro assi prioritari che riguardano: prevenzione, vigilanza e contrasto al fenomeno, protezione e assistenza per le vittime, infine la loro re-integrazione socio lavorativa.
L’obiettivo del Piano è prevenire e contrastare il fenomeno dello sfruttamento lavorativo in agricoltura, includendovi il caporalato e il lavoro forzato, attraverso la realizzazione di azioni prioritarie di prevenzione e contrasto dello sfruttamento del lavoro in agricoltura.
Il Piano di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura è una strategia triennale da attuare attraverso dieci azioni prioritarie che mirano a prevenire e contrastare tale fenomeno, nonché a proteggere le vittime e supportarle nella loro inclusione nella società e nell’accesso al lavoro dignitoso. L’obiettivo sarà perseguito attraverso interventi sistemici che coinvolgono, in modo coordinato, le diverse amministrazioni a livello centrale, regionale e locale al fine di ottimizzarne l’impatto, nonché pianificare e massimizzare l’utilizzo di risorse umane e finanziarie.
Vi sono inoltre delle linee guida nazionali in materia di identificazione, protezione e assistenza delle vittime di sfruttamento lavorativo, le quali definiscono gli standard comuni minimi e i principi generali per la realizzazione di un meccanismo nazionale di riferimento a trazione pubblica in materia di identificazione, protezione e assistenza alle vittime di sfruttamento lavorativo in agricoltura.
La finalità ultima è quella di creare un modello di intervento che faccia crescere la fiducia delle vittime nelle istituzioni e spezzi le catene dello sfruttamento.